A letto con Mario Bros

Avevo terminato da poco una storia e dopo essermi ripetutamente leccata le ferite, un po’ per ascoltare le amiche, un po’ perché é fisiologico, iniziai a frequentare una collega di lavoro, entrambe single ed entrambe non alla ricerca.
Insomma, quelle uscite di chiacchiere tra ragazze e di shopping sfrenato che curano ogni dolore. Avevo iniziato a frequentarla abbastanza assiduamente, sapevo che aveva un fratello ma non mi era mai capitato di incrociarlo in ascensore.
Finché un pomeriggio eravamo sedute in cucina a fare due chiacchiere quando sentiamo le chiavi nella toppa della porta di casa, la mia amica cambia espressione, sembra quasi turbata…“sarà mio fratello”.
Ci presentiamo e… sarei bugiarda se scrivessi che nel momento in cui é entrato in cucina io non ho provato un po’ di attrazione, il tipo non era bellissimo, ma aveva un “fisichetto” niente male, indossava un completo da tennis bianco e la racchetta tra le mani.
Il fascino da “finto istruttore di tennis” o semplicemente la voglia di rimettermi in carreggiata hanno fatto il resto.
Ci siamo incontrati diverse volte dopo quel primo sguardo, sempre ad insaputa della sorella (che probabilmente era contraria al fatto che sue conoscenze potessero impelagarsi con il fratello…forse a danno dell’amicizia come poi nel nostro caso realmente é stato).
I primi incontri si sono concentrati nell’arco di un’estate, il primo incontro é stato in un bar/libreria nel centro storico di Napoli e non vi dico quanto io abbia apprezzato da buona amante dei libri, ci siamo visti per una pausa pranzo all’università, abbiamo girato la città scorrazzando sulla sua vespa, l’ho accompagnato alle partite di calcetto in cui mi ha dedicato goal, ci siamo ignorati in una festa organizzata dalla sorella salvo poi trascorrere del tempo insieme mentre mi riaccompagnava a casa.
Il coinvolgimento delle prime volte c’era, c’era il doversi nascondere dalla sorella e da chi la conoscesse e questo rendeva la storia più interessante e poi c’erano due ragazzi con gli ormoni a mille. Beata gioventù.
Una sera di novembre lui mi raggiunse a casa, avevo preparato una cenetta e poi un po’ di vino, chiacchiere, risate e si finisce sul futon.
Mentre siamo coinvolti (lui decisamente più di me), io ho il tempo di pensare alle mie doppie punte, al vestito che avrei indossato il giorno dopo e alla pubblicità della Pic Indolor chissà perché mi sia venuto in mente proprio quello spot… a poco dall'”inizio” sento una goccia sulla mia fronte…poi due…tre…avete presente quando lasciate il rubinetto gocciolare?
Ho pensato cavolo domani  dovrò chiamare l’idraulico…quando mi sono accorta che quelle gocce che martellavano la mia fronte provenivano dalla “sua” di fronte…ora potete ben immaginare la mia repulsione…a quel punto ho messo fine al supplizio…per la serie “Già fattoooooo?” Ecco perché poco prima mi era venuto in mente il faccione tondo della bimba con le trecce bionde che non sente la puntura dell’iniezione.
Mentre mi asciugavo il suo sudore, trattenendo qualche conato di vomito, lui si è alzato e senza parlare é andato a farsi una doccia di buoni 20 minuti (anche questo atteggiamento “non buono!”), lasciandomi basita a pensare al modo più carino per chiedergli di andarsene.
Ricordo di aver pensato: “Ma che cavolo, non era uno sportivo? Tutto ‘sto casino, tutto questo sforzo per niente?”
Devo avergli detto qualcosa come: “Scusa ma vorrei andare a dormire perché domani mattina presto mi aspetta l’idraulico…”
Ecco, se c’è una cosa che non mi era ancora mai capitata e che mi ha dato fastidio quasi più del Pic Indolor é che mi sono ritrovata si “tutta bagnata” ma del suo sudore.
Roba che il giorno dopo parrucca, lentine e carta d’identità con false generalità.

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