Sono figlia degli anni ‘70 e di un modello genitoriale ben diverso da quello attuale. Per diversi anni della mia infanzia il mio papà è stato una meteora, complice un lavoro che lo portava a star fuori la notte e a recuperare le ore di sonno quando noi eravamo sveglie.
In quei pochi momenti in cui le nostre ore libere si incontravano io prendevo una piccola sedia e un libro e iniziavo a leggergli la storia di Candy Candy (sempre la stessa storia) e della sua famiglia adottiva. Avevo quattro anni e lui una pazienza da elefante.
Anche durante i mesi estivi faceva da spola tra Napoli e la località in cui trascorrevamo le vacanze. Svolgeva il suo lavoro con passione e sacrificio, le sue rinunce erano per noi ma l’amore per la carta stampata sono certa fosse un piacere al quale non poteva rinunciare. Ne sono quasi certa perché ancora oggi quando gli regalo un libro lui lo sfoglia, ne contempla il carattere, l’impaginazione e lo annusa. Esattamente come faccio io.
Per un capovolgimento della sorte il mio papà è diventato una figura fissa, lavorava in proprio sotto casa, era presente ad ogni pasto e alla sera chiusa la sua bottega si chiacchierava in attesa della cena. C’era e a volte la sua presenza risultava ingombrante, chiuso nella sua silenziosa severità. Se era arrabbiato con noi non lo scoprivamo mai in maniera diretta, la mamma era spesso (nel bene e nel male) la nostra mediatrice.
Riconosco di essere tra le tre figlie quella che ha costruito un “rapporto” con mio padre semplicemente perché essendo la più piccola delle tre ho potuto godere di una “presenza” maggiore. L’ho visto emozionarsi mentre mi accompagnava all’altare e commuoversi alla nascita delle sue nipoti.
L’ho visto esserci come mai aveva fatto con noi figlie, giocare con loro, coccolarle, lasciare che si abbandonassero sfinite tra le sue braccia, l’ho visto inorgoglirsi e ora posso solo immaginare la sua tristezza, il suo disappunto silenzioso nel non poter abbracciare le nipoti.
Tra decreti e voglia di tutelare i nostri cari mi chiedo che fine ha fatto la famiglia?