Sinfonia del silenzio

E’ strano come la parola pandemia che fa pensare a un caos diffuso sia da me associata al silenzio. Nulla tace durante una pandemia: politici, medici, pazienti, social ognuno dice la propria, le persone che a distanza chiacchierano in piazzetta, i bambini che ripetono la lezione ad uno schermo, i tweet che si susseguono. Persino la natura non resta silenziosa e fa esplodere le sue stagioni, fa scorrere fiumi, fa tuonare i temporali, fa crepitare i raggi del sole e scricchiolare le foglie secche.

Durante la pandemia mi capita di ascoltare la sinfonia del silenzio, che a sua volta non è un silenzio puro e quindi mi sforzo di ascoltare e di interpretare. La dimensione del silenzio che è così immensa da accogliere tutto. Si placano i rumori e sento strombazzare i miei pensieri, il fluire delle parole nella mia mente. In me stessa c’è rumore, assordante e spesso troppo fastidioso da ascoltare. Mi impegno quotidianamente, da un anno a questa parte, nella mia capacità di ascolto, di ascoltare quella me che nella routine molto spesso metto a tacere per mancanza di tempo, spazio e abitudine.

Un po’ come quando da bambina la mamma mi passava La Settimana Enigmistica per l’esercizio settimanale di “aguzzare l’ingegno”, mi ascolto con attenzione e colgo dettagli, particolari e questo mi fa stare bene, perché quello che mi circonda, pandemia a parte, non è poi così tremendo. Il silenzio, quello sano, non ha niente di così aberrante è invece un continuo dito che indica la via. E’ solo nel silenzio che io sono cambiata.

Un proverbio arabo invita a parlare solo quando si è sicuri di dire qualcosa di più bello del silenzio…e allora taccio e mi metto in ascolto.

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